mercoledì 28 novembre 2012

Pamukkale, il "castello di cotone"


Per vedere Pamukkale, un capolavoro che solo la natura poteva disegnare in maniera così perfetta, dovete recarvi in Turchia e più precisamente nella provincia di Denizli (Anatolia sud-occidentale).

Dichiarato ufficialmente Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1988, Pammukale rappresenta uno degli scenari più straordinari al mondo, dove la natura è riuscita a scolpire nel calcare delle suggestive terrazze marmoree che sembrano essere ricoperte da un sottile e soffice strato di zucchero, neve o - proprio come richiama il nome - candido cotone.

Le sedimentazioni calcaree che nei secoli hanno dato vita a questa incredibile scultura naturale, provengono dai corsi d’acqua (alcuni dei quali caldi) che sgorgano dalle montagne circostanti.
In questo lembo di terra caratterizzato da un clima tipicamente continentale è possibile passeggiare e fare il bagno a 36°C anche in pieno inverno, muniti magari di un paio di calzini di cotone per evitare di scottarsi i piedi a contatto con le calde rocce bianche.

L'antico centro abitato di Hierapolis, costruito sulla sommità del "castello di cotone" si trova a circa 20 km dal sito naturale ed è meta ogni anno di fitti pellegrinaggi di turisti provenienti da tutto il mondo, attirati dalla singolare bellezza di questo angolo di paradiso sperduto tra le vette dei monti turchi.
La vasta area di Pammukale è ricca di fonti termali la cui acqua è satura di ioni, calcio e anidride carbonica. E sono proprio i fiotti dell’acqua sorgiva a creare le particolari "cascate di ghiaccio" che tanto affascinano i visitatori del sito.

Nel tardo ventesimo secolo il delicato ecosistema di Pamukkale stava per essere danneggiato, dato che alcuni hotel furono costruiti sopra al sito, distruggendo parte delle rovine di Hierapolis.
L'acqua calda fu incanalata allo scopo di riempire le piscine artificiali degli alberghi e gli scarichi di queste ultime per anni riversarono le acque reflue direttamente sul sito contribuendo in maniera determinante all'inscurimento delle vasche calcaree.
Fu anche costruita una strada asfaltata in mezzo al sito per permettere ai visitatori di raggiungere la parte alta della formazione in bici, moto o a piedi. Inoltre fu concesso a questi ultimi di lavarsi all'interno delle vasche calcaree utilizzando detergenti di natura industriale aggravando ulteriormente il problema.

A seguito di questi danni, l'UNESCO è intervenuta, predisponendo un piano di recupero nel tentativo di invertire il processo di inscurimento: gli hotel furono demoliti e la strada coperta da piscine artificiali, che sono tuttora accessibili - a differenza del resto - dai turisti a piedi nudi. Una piccola trincea è stata scavata lungo il bordo, al fine di recuperare l'acqua ed evitarne la dispersione. Le acque termali vengono ora incanalate ed erogate in maniera controllata, così da evitare lo sgretolamento dei sedimenti di carbonato di calcio, che donano alle rocce l’inconfondibile candore.
Grazie a questi interventi il luogo sta lentamente riprendendo il suo naturale colore bianco.

giovedì 22 novembre 2012

La teoria di Gandhi applicata all’eco-sostenibilità


La vita e il pensiero di Gandhi sono stati d’ispirazione per molte generazioni di attivisti sociali e ambientalisti. Di grande ispirazione è stato anche lo Swadeshi, il suo programma economico.

Un testo che, a distanza di ormai un secolo, è più che mai attuale; tratta temi significativi, ancora oggi oggetto di discussione: la decrescita felice, la protezione della natura e la scelta vegetariana (Rifkin).

Attraverso le sue citazioni possiamo avere un'idea di quello che pensava Gandhi.

«Al mondo c’è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti ma non l’avidità di tutti».
L’espansione economica su scala globale mira al profitto individuale e corporativo. Al contrario, l’economia su scala locale promossa da Gandhi è interessata al benessere comunitario, incoraggia l’eco-sostenibilità, il rispetto per risorse naturali ed esseri viventi.

«La differenza tra ciò che facciamo e ciò che siamo capaci di fare sarebbe sufficiente a risolvere la maggior parte dei problemi del mondo».
Ciò vale sia per gli individui sia per le nazioni, le quali oggi hanno il know-how necessario per investire in modelli sostenibili. Invece scelgono di rincorrere un’economia ormai logora, bloccata a dei modelli superati.

Qualcuno chiese a Gandhi: «Che cosa pensa della civiltà occidentale?». Lui rispose: «Se ci fosse, non sarebbe una cattiva idea».
Gandhi non poteva concepire come civile una società in cui i lavoratori lavoravano senza diritti, gli animali erano sottoposti a vivisezione o trattati con crudeltà negli allevamenti e in cui l’attività economica portava inevitabilmente alla devastazione ecologica.

Se potesse vedere il mondo ora, cosa direbbe?!

martedì 6 novembre 2012

Caffè nell'oceano



Secondo uno nuovo studio del National Geographic, le acque dell’Oceano Pacifico, in corrispondenza della zona costiera su cui si affaccia lo stato dell’Oregon, sarebbero interessate da un’anomala forma di inquinamento: la caffeina.

Gli esperti sostengono che i valori sono piuttosto ridotti ma non così bassi da escludere possibili danni all’ambiente o alle specie marine.
Secondo i dati relativi alla concentrazione di caffeina di quelle acque, nelle aree in cui era stato ipotizzato un maggiore inquinamento, le quantità di caffeina rilevate sono risultate pari a 44,7 nanogrammi per litro, mentre in aree costiere considerate a minor rischio, sarebbero state rilevate concentrazioni di caffeina pari a circa 8,5 ng/litro.

Si pensa che le discrepanze tra le varie concentrazioni individuate, possano derivare dai differenti sistemi di depurazione delle acque di scarico.

Nel caso di sistemi più efficienti, le concentrazioni di caffeina sarebbero dunque inferiori. Quella che finora si era pensato fosse solo una leggenda metropolitana statunitense secondo cui gli abitanti dell’Oregon siano tra i maggiori consumatori di caffé al mondo, potrebbe dunque spiegare finalmente quello che gli studiosi avevano da tempo ipotizzato, cioè la possibilità della presenza di sostanze come la caffeina nelle acque oceaniche, ottenendo risultati a volte superiori alle loro aspettative.

Attualmente non c’è nessun rischio per l’uomo, perfino presso la foce di alcuni fiumi dell’Oregon che si gettano nel Pacifico, nonstante qui il livello sia di ben 152.2 ng/l, e non sembra che ci sia corrispondenza tra densità della popolazione e origine dell’inquinamento.

L’impatto di questa inconsueta forma d’inquinamento sull’eco-sistema oceanico dovrà dunque essere approfondito, per comprendere se, ad esempio, possa causare problemi di riproduzione o malformazioni nelle specie acquatiche.

Lo studio riguardante la concentrazione di caffeina nella acque oceaniche statunitensi è stato pubblicato sulle pagine del Marine Pollution Bulletin con il titolo di "Occurrence and concentration of caffeine in Oregon coastal waters".

Fonte: tuttogreen.it

mercoledì 24 ottobre 2012

Idee green per Halloween



Halloween è alle porte e benché non tutti dedichino a questa ricorrenza anglosassone festeggiamenti particolari, la parola d’ordine è riciclare in maniera fantasiosa.
Dando un’occhiata nelle nostre cantine, nei cassetti o negli sgabuzzini, è molto probabile che scoverete moltissimo materiale (scatole, cartone, bottiglie di plastica e altri oggetti in disuso) utile per realizzare le nostre idee.

Se avete del cartoncino (meglio se nero) potreste utilizzarlo per decorare la porta di casa, disegnando dei pipistrelli di varie misure e ritagliando le sagome in modo da creare un piccolo stormo da esporre proprio sull’uscio. Colorate con il pennarello nero i vostri pipistrelli, attaccate degli occhietti in rilievo con la pupilla che si muove se volete dare l’effetto "paura" e metteteli sulla porta: ecco a voi un addobbo semplice da realizzare, divertente e di grande effetto! Potete anche appenderli a dei fili per farne un mobile, utilizzando un ramo dipinto di nero, ad esempio.

I tappi delle bottiglie, invece, sono perfetti per realizzare delle piccole zucche di Halloween da usare come decorazioni della tavola. Vi servirà della ciniglia verde (o del cotone o del velluto verde) da incollare sul retro di ogni tappo in modo che assomigli al ciuffo dell’ortaggio. Completate il vostro piccolo capolavoro dipingendo di arancione il tappo e disegnate con un pennarello nero occhi e bocca.

Volete sorprendere grandi e piccini con dei mostri ‘paurosi’? Se avete contenitori in plastica per detersivi o bottiglie vuote potreste trasformarli in fantasmini luminosi ponendo una piccola candela al loro interno. Tagliate la parte superiore dei contenitori e rivestiteli con uno strato di carta crespa bianca. Se volete, colorateli di arancio o giallo con degli acquarelli. Il tempo che la carta asciughi e potete finire l’opera disegnando occhi e bocca del vostro mostriciattolo.

Oppure potete usare dei palloncini arancioni e disegnare delle bocche nere ed occhi da mostro. Appesi sulla tavola potranno decorare gli snack della vostra festa di Halloween. Oppure potete inserire in palloncini bianchi dei lumini a lunga durata: garantito l’effettaccio a luci spente…

E se per la notte delle streghe e dei fantasmi avete intenzione di stupire tutti con un costume in perfetto stile "notte delle streghe", niente di meglio che confezionarlo con le vostre mani utilizzando ancora una volta la tecnica del riciclo creativo. Vecchie lenzuola, abiti infeltriti, tende in disuso, scarpe e ciabatte rotte possono diventare perfetti costumi e travestimenti da fantasma, vampiro o zombie con un tocco di colore e tanta fantasia.

Utilizzare colori ad acqua naturali per colorare i vostri abiti o coloranti vegetali e creme protettive per realizzare il make up tenendo bene a mente che il perfetto pallore da vampiro è facilmente ottenibile infarinando per bene il viso!

E per un Halloween davvero ecologico non poteva mancare un ultimo suggerimento sul simbolo assoluto di questa festività: la zucca. Se avete intenzione di decorarne una, dopo averla scavata non gettate via la polpa estratta per far posto alla candela, ma utilizzatela in qualche ricetta gustosa (zuppa di zucca, arrostita con il miele, fritta con il rosmarino…).

E dopo i festeggiamenti la vostra zucca potrà essere trasformata in fioriera o simpatico porta oggetti per la camera dei vostri bimbi. Buon divertimento!

Qui potete trovare tutte le idee e qui altri suggerimenti per un Halloween eco-sostenibile


Fonte: tuttogreen.it

giovedì 18 ottobre 2012

Firefly Led, la lampadina ecosostenibile dalle prestazioni eccezionali



Non dover più cambiare la lampadina della stanza per i prossimi 40 anni e non dover più svitare, in caso si fulmini, l’intera lampadina, ma solo una piccola aletta di Led? Potrebbe sembrare fantascienza ma la lampadina delle meraviglie è già sul mercato, si chiama Firefly Led ed è prodotto da un’azienda di Austin, in Texas. Si tratta di una lampadina a LED dalle prestazioni eccezionali in termini di efficienza e durata.

Al posto di quelle a incandescenza, o anche di quelle a risparmio energetico, usando la lampadina Firefly Led si avranno tagli fino al 90% sui costi dell’elettricità per illuminare la casa.
C’è un’intera gamma di lampadine “smart Led” che possono sostituire direttamente, senza adattatori, le vecchie lampadine a bulbo sia in casa che in spazi pubblici, negozi e uffici.
La caratteristica principale di questi bulbi, sta nella possibilità di continuare a funzionare molto più a lungo dei LED tradizionali in quanto dispongono di un dissipatore di calore che ne riduce la temperatura anche del 32%, prolungandone la vita fino a 40 anni.

Tutti i modelli della gamma Firefly permettono, quando è necessario, la sola sostituzione del piccolo LED contenuto nella lampadina, riducono i costi, ma anche la quantità di materiale da smaltire o avviare a recupero.

Inoltre la lampadina consente una variazione dell’intensità luminosa attraverso i varia luce, cosa impossibile oggi con le lampadine a risparmio energetico.
Il costo dei diversi modelli parte da 35 dollari, certo non si può dire che il prezzo sia economico per una lampadina, ma l’azienda assicura che bastano pochi mesi per ammortizzare l’investimento. Per le sue caratteristiche longeve, la lampadina Fireflypotrebbe essere un ottimo investimento sia per l’illuminazione domestica che per gli ambienti commerciali.

martedì 9 ottobre 2012

Fuchsia o Fucsia

Rieccomi dopo un'assenza forzata a causa di alcuni problemi col pc...

Oggi vi parlerò di una pianta che a me personalmente piace moltissimo: la Fuchsia, meglio conosciuta come Fucsia.
 


Generalità
La Fuchsia è un arbusto a foglie caduche, con rami ricadenti e foglie verde bottiglia, con margini interi o dentellati. I fiori sono penduli e crescono solitari o riuniti in infiorescenze, sono molto particolari perchè sono formati da un calice e da una corolla che spesso hanno colori differenti.
Sono piante in genere a fioritura estiva ed il frutto è una bacca di colore rosso o nero; nelle regioni a clima mite possono essere coltivate in piena terra, mentre in zone a inverno più rigido devono essere riparate e portate all'esterno solo nella bella stagione.
Le specie conosciute nel nostro paese si mantengono di dimensioni vicine ai 25-40 cm e vengono coltivate in vasi, anche se le specie rustiche possono raggiungere i 100-150 cm; in natura si sviluppano fino a 2-3 m di altezza.

Esposizione
La Fuchsia vive bene in posizioni fresche, in mezz'ombra luminosa, al riparo dalla luce diretta del sole. Le esposizioni migliori sono a nord nei paesi caldi e a nord-est o nord-ovest nei paesi freschi.
Non tollera in caldo intenso e il vento asciutto.

Coltivazione
Durante il periodo primaverile-estivo va annaffiata regolarmente in modo che il substrato sia mantenuto umido ma ben drenato mentre durante il periodo invernale si annaffia quanto basta per non fare seccare il terriccio.
Dato che la pianta ama l'umidità, durante la stagione calda è bene nebulizzare regolarmente la chioma, la mattina presto.
Predilige i substrati acidi, torbosi, fertili, non calcarei.

Concimazione
Usate un concime liquido, per acidofile, diluito nell'acqua di irrigazione ogni due settimane durante il periodo di crescita attiva della pianta (primavera-estate) diminuendo leggermente le dosi rispetto a quanto riportato nella confezione.
E' opportuno usare un concime che oltre ad avere i macroelementi quali Azoto (N), Fosforo (P) e Potassio (K) abbia anche i "microelementi" quali il Ferro (Fe), il Manganese (Mn), il Rame (Cu), lo Zinco (Zn), il Boro (B), il Molibdeno (Mo), tutti importanti per una corretta crescita della pianta.
Durante tutto il periodo autunno-invernale le concimazioni vanno sospese in quanto la pianta entra in riposo vegetativo per cui non sarebbe in grado di utilizzare il fertilizzante.

Malattie e altri problemi
Gli afidi attaccano fusti e foglie, stimolando la pianta a produrre sostanze zuccherine che attirano le formiche e rendono la pianta soggetta ad attacchi di muffe e fumaggini, rendendola appiccicosa e fuligginosa.
Il ragnetto rosso delle serre si insedia sulla pagina inferiore delle foglie e determina la comparsa di piccole macchie bianche o giallastre e, successivamente, la clorosi e il prematuro disseccamento delle foglie. Si diffonde in ambienti secchi e caldi; si previene mantenendo un elevato tasso di umidità ambientale.
L'aleurotide è un piccolo parassita che attacca la pagina inferiore delle foglie; le piante ingialliscono e deperiscono. Si riconosce facilmente per la “nuvola bianca” che si leva, in seguito allo scuotimento delle piante colpite.
Tutti questi problemi di combattono con i prodotti specifici.

Curiostità
Il nome del genere "Fuchsia" deriva da Leonhart Fuchs (17 Gennaio 1501 - 10 maggio 1566), un medico tedesco autore di diversi trattati di botanica.

La pianta è stata introdotta in Europa dall'America centrale alla fine del 1600, da Charles Plumier (20 aprile 1646 – 20 novembre 1704) un frate francescano francese al quale si deve anche l'importazione della begonia.

martedì 25 settembre 2012

Tagliatelle con funghi, zucchine e stracchino

Alcuni giorni fa, aprendo il frigo, mi sono ritrovata con un avanzo di tagliatelle ai funghi, zucchine grigliate e uno stracchino aperto. Dato che odio chi spreca il cibo, ho pensato di riutilizzare il tutto per una sorta di "riciclo creativo in cucina".
La mia ricetta deriva dall'esigenza di non sprecare niente, ma il piatto è interessante anche per servire un primo in modo diverso.


Ingredienti:
  • Tagliatelle farro e lenticchie (danno un buon sapore rustico al piatto)
  • Sugo ai funghi
  • Zucchine grigliate
  • Stracchino
Accessori:
  • Coppapasta con diametro di 10 cm
  • Terrina in terracotta con diametro di 12 cm (io ho riutilizzato quella della crème brûlée del Picard)
Procedimento:
  • Cuocete le tagliatelle e conditele con il sugo ai funghi
  • Tagliate le zucchine grigliate a pezzettini della dimensione di un paio di cm e amalgamateli con la pasta
  • Mettete il coppapasta dentro alla terrinetta e oliate tutto per bene
  • Tagliate le tagliatelle (sembra un gioco di parole) e schiacciatele all'interno del coppapasta in modo che si crei uno strato di un paio di cm di pasta sopra a cui metterete lo stracchino
  • Mettete il tutto in forno a 180 °C per circa 10 minuti o finchè lo stracchino non si scioglie (attenzione a non bruciarlo!)
  • Sfilate il coppapasta e guarnite con pezzi di zucchine grigliate.


La ricetta si presta bene a degli adattamenti, come il fatto di sostituire le tagliatelle "rustiche" con quelle normali e preparare un sugo di funghi e zucchine freschi.

Buon appetito!

martedì 18 settembre 2012

Biomasse dal formaggio: succede in Lombardia

Dai rifiuti degli allevamenti e dei caseifici sorgerà un impianto per produrre energia pulita. Entro la metà del 2013 il progetto entrerà in funzione a Borgorforte, nella bassa mantovana, e vedrà la partecipazione della Regione Lombardia.

Dal Pirellone arriveranno 3 milioni di euro, destinati per un’infrastruttura dall’ottimo potenziale: si stima una produzione di energia elettrica pari a circa 7 milioni e 800mila kWh all’anno, da immettere nella rete di trasmissione nazionale. I liquami zootecnici arriveranno da circa 15 aziende del territorio, e saranno trasporti su gomma, ma anche attraverso tubature interrate.

Entusuasta il commento di Marcello Raimondi, assessore regionale all’Ambiente, Energia e Reti: “Un progetto all’avanguardia, che coinvolge una delle zone agricole più produttive della Lombardia, una delle poche aree dove vengono prodotti sia il Parmigiano Reggiano sia il Grana Padano, eccellenze di un territorio che abbiamo il dovere e l’orgoglio di sostenere, anche a fronte del terremoto, di cui è stato vittima pochi mesi fa”.

Sostenere e risollevare un’area colpita dagli eventi sismici, garantire risparmi economici, nel contempo risolvere i problemidi smaltimento del comparto zootecnico.

Sono questi gli obiettivi della centrale, che sfrutterà fonti rinnovabili per produrre energia, nel contempo abbattendo del 90% le emissioni di azoto nell’aria. Decisamente una buona prospettiva.


Fonte: Tuttogreen

giovedì 13 settembre 2012

2050, tutti vegetariani per il bene dell'umanità!

Entro quarant'anni diventeremo tutti vegetariani. Non per scelta, bensì per necessità: altrimenti non ci sarà abbastanza cibo per sfamare la crescente popolazione terrestre. Frutta e verdura anziché bistecche e prosciutti. Ecco la dieta dei nostri figli o nipoti, se vorremo nutrire l’intero pianeta.

La profezia viene da un rapporto di illustri scienziati. Ma il loro è un augurio, un’esortazione, più che un pronostico: gli esseri umani vi daranno ascolto? Oppure nel 2050 scoppieranno le guerre del mangiare, o meglio dell’acqua, senza la quale non ci sarebbe praticamente nulla di commestibile da mettere in tavola? Le riserve globali di cibo diminuiscono costantemente, afferma il rapporto del professor Malik Falkenmark e dei suoi colleghi dello Stockholm International Water Institute, mentre la popolazione mondiale non fa che aumentare.

Se l’umanità continua a cibarsi ai ritmi attuali, e soprattutto seguendo la dieta odierna, entro il 2050 ci aspettano catastrofiche carenze alimentari. E per catastrofe si intende qualcosa di molto peggio della tutt’altro che rosea realtà attuale: già oggi, secondo cifre dell’Onu, 900 milioni di persone vanno a letto affamate tutte le sere e 2 miliardi sono da considerare malnutrite.

Ma nei prossimi quattro decenni la terra passerà da 7 miliardi di umani a 9 miliardi, un aumento netto di 2 miliardi che renderà ancora più drammatica la carenza di cibo. E allora che fare? La risposta degli studiosi di Stoccolma, il cui rapporto è stato anticipato ieri dal quotidiano Guardian di Londra, è netta: il mondo deve cambiare dieta. Dobbiamo diventare tutti vegetariani, o quasi.

Attualmente ricaviamo il 20 per cento delle proteine necessarie al nostro fabbisogno da prodotti derivati dagli animali, che si tratti di carne o latticini; ma questa percentuale dovrà scendere al 5 per cento o forse anche a meno entro il 2050, se vorremo evitare carestie e conflitti causati dalla scarsità di cibo. Il problema di partenza è l’acqua. Già oggi scarseggia e in molte regioni è un bene più prezioso del petrolio per la sopravvivenza della nostra specie, ma fra quarant’anni non basterà sicuramente per produrre gli alimenti necessari a 9 miliardi di terrestri.

Il cibo ricavato da animali, infatti, consuma da cinque a dieci volte più acqua di quella che serve a una alimentazione vegetariana. Cambiare dieta permetterebbe dunque di consumare meno acqua per l’agricoltura, e non solo: oggi un terzo delle terre arabili del pianeta sono destinate alla crescita di sementi e raccolti destinati a sfamare gli animali da allevamento. Se mangiassimo meno animali, risparmieremmo acqua e avremmo a disposizione più terra per altri usi agricoli. Il rapporto dello Stockholm Institute viene reso pubblico alla vigilia dell’annuale Conferenza mondiale sull’acqua, che si apre questa settimana a Stoccolma alla presenza di 2500 politici, rappresentanti dell’Onu, ong e ricercatori provenienti da centoventi paesi.

Al convegno verranno dibattute anche altre opzioni, come l’eliminazione degli sprechi alimentari, migliori scambi tra paesi con surplus di cibo e paesi in deficit, investimenti in pompe idrauliche e semplici tecnologie acquifere per l’Africa sub-Sahariana e l’Asia. Ma la proposta più radicale e rivoluzionaria sarebbe al tempo stesso la più semplice: diventare tutti vegetariani. Rinunciare alle bistecche, per avere abbastanza frutta e verdura per tutti.

Fonte: Repubblica.it

martedì 11 settembre 2012

Un oceano di pastica

Eccomi qui dopo le vacanze a riprendere il blog da dove l'avevo lasciato... Oggi parleremo di rifiuti, una delle piaghe della nostra epoca!

Una brutta notizia per chi non lo sapesse: la più grande discarica del mondo è ospitata nelle sue acque degli oceani. «Un’area enorme, una gigantesca zuppa di plastica», commenta Marcus Eriksen dell’Algalita Marine Research Foundation, che sta studiando questa incredibile ammasso di rifiuti. Attualmente il gioco delle correnti oceaniche ha formato, due vortici che racchiudono altrettante discariche, tra loro collegate, formate complessivamente da 100 milioni di tonnellate di plastica. La prima si trova 500 miglie nautiche al largo delle coste californiane e circonda, con il suo micidiale girotondo, le Hawaii. La seconda interessa invece la parte orientale del Pacifico e lambisce le coste giapponesi. «La Grande Massa di Rifiuti del Pacifico — spiega Charles Moore oceanografo e scopritore nel 1997 di questo gigantesco ammasso di spazzatura — sta espandendosi ad un ritmo costante. Si è formata addirittura negli anni ‘50 ed è continuamente alimentata dagli scarti che provengono per il 20% da navi e dalle piattaforme petrolifere e per l’80% direttamente dalla terraferma».

Moore si trova attualmente a bordo di Arguita, un catamarano di 15 metri di lunghezza, impegnato in una campagna invernale di studi della Grande Massa di Rifiuti. Partiti il 22 gennaio da Hilo, nelle Hawaii, i biologi stanno raccogliendo campioni di plastica per capire la degradazione di alcune nuove plastiche e analizzare la densità della massa di rifiuti. Durante i mesi invernali, infatti, le correnti tendono a raggruppare la spazzatura, che raggiunge la sua massima concentrazione in primavera; in seguito il gioco delle correnti estive disperderà, in parte, i detriti galleggianti.

Precedenti studi di Moore hanno dimostrato che la concentrazione della plastica nella Grande Massa di Rifiuti è di oltre 3 milioni di frammenti per chilometro quadrato. Questi, formati principalmente da monofilamenti di plastiche e da fibre di polimeri, si estendono dalla superficie, sino a circa 10 metri di profondità; qui la loro concentrazione è poco meno della metà di quella in superficie. «La scia di spazzatura è traslucida, aggiunge l’oceanografo, e non è quindi possibile localizzarla dai satelliti. L’unico modo per studiarla è direttamente da un’imbarcazione. Questa enorme massa di rifiuti potrebbe raddoppiare nei prossimi dieci anni, se non si adottano comportamenti più responsabili sia da parte dei consumatori, nell’utilizzo degli oggetti di plastica, che da parte di chi disperde in mare la spazzatura».
«Ho rinvenuto nelle stomaco di uccelli marini accendini, spazzolini da denti, siringhe — sottolinea Marcus Eriksen. Questa enorme massa flottante di rifiuti rappresenta però un pericolo non solo per pesci, volatili, tartarughe e mammiferi marini, ma anche per la vita dell’uomo. La plastica si degrada molto lentamente e frammenti e detriti agiscono come spugne che assorbono composti chimici micidiali per la nostra salute e per quella degli animali, come DDT e policlorobifenili. Ingeriti dagli organismi marini, entrano nella catena alimentare e da qui raggiungono l’uomo».

Secondo l’UNEP, il programma ambiente delle Nazioni Unite, ogni anno, nei mari e negli oceani della Terra, i frammenti di plastica causano la morte di più di un milione di uccelli e di più di 100.000 mammiferi. La plastica costituisce il 90% di tutta la spazzatura che galleggia sulle superfici marine; secondo l’UNEP ogni miglio quadrato di oceano (corrispondente a 2,59 chilometri quadrati), contiene 46.000 pezzi di plastica galleggiante.

venerdì 20 luglio 2012

Vivere in cinque con 5 euro al giorno?!

È possibile! Ci è riuscita Stefania Rossini, 37 anni, tre figli e un marito operaio.
La giovane blogger, un esempio di vita, ha fatto di necessità virtù. Il suo racconto, tra difficoltà e creatività, è diventato anche un libro di buoni consigli e di ritorno a origini e valori dimenticati.
Vivere in 5 con 5 euro al giorno. Per risparmiare in tempo di crisi ma, soprattutto, per adottare uno stile di vita sano, attento all’ambiente e alla salute.

Stefania Rossini, 37enne, sposata e mamma di tre bambini, dimostra che è possibile. Il suo segreto? Fare di necessità virtù. E la sua filosofia è diventata il titolo di un libro: “Vivere in 5 con 5 euro al giorno”, appunto, edizioni L’Età dell’Acquario.
Originaria della provincia di Cremona, fino a due anni fa era impiegata part-time in un supermercato, ma ha dovuto lasciare il lavoro per motivi familiari. A quel punto, pagare il mutuo della casa (a Pontevico, vicino Brescia) e andare avanti con il solo stipendio del marito, un operaio metalmeccanico, sembrava un’impresa titanica. Lei però non si è abbattuta, anzi: ha deciso di ridurre le spese mettendo in tavola il cibo coltivato nell’orto e realizzando da sola un sacco di prodotti e accessori, dai saponi ai detergenti per la casa, dai vestiti alle borse agli orecchini. “Una riscoperta del saper fare”, spiega Stefania, che si ispira alla vita dei nostri nonni e bisnonni. “Non si tratta di mero risparmio – aggiunge, mentre con una mano regge il telefono e con l’altra prepara la merenda per i suoi piccoli di 10, 5 e 3 anni – ma di un vero e proprio stile di vita, un fatto etico e sociale”. I 5 euro non sono mai stati un obiettivo da raggiungere ma un risultato arrivato naturalmente, vivendo senza sprechi. E una precisazione è d’obbligo, per zittire gli scettici: la cifra non comprende il mutuo, la benzina e le bollette.

“Sono partita da zero, aprendo un blog (http://natural-mente-stefy.blogspot.it/) lo scorso agosto per raccogliere tutti i consigli, le ricette e le procedure per realizzare saponi e non solo. In tanti mi chiedevano come fare e ho deciso di condividere tutto in rete”, continua. È stato il primo passo. La cosa più difficile? “Fare il sapone. Ma basta solo un po’ di esperienza e di accortezza, perché bisogna maneggiare la soda caustica”.
Sul sito si trovano consigli per creare eco-cosmetici, riciclare gli oggetti, realizzare vestiti a mano, bigiotteria, detersivi per piatti, colla ecologica, deodoranti, gelato senza gelatiera, talco, tappeti e tanto altro. “Abbiamo anche riscoperto il baratto e la condivisione con altre famiglie”, aggiunge Stefania. E alle giovani coppie, che oggi rimandano il matrimonio per problemi di soldi, offre la sua saggezza: “Basta volersi bene. L’importante è valorizzare il cuore e non la merce. Mi piange il cuore quando dei giovani rinunciano a stare insieme perché vittime del circolo vizioso di questa economia”, che mette al centro il consumismo. “Noi abbiamo tutto. In primis la salute e l’amore, che non si possono comprare”, sottolinea la donna. Soprattutto, non bisogna avere paura perché “una volta sperimentato questo nuovo mondo, la mente si apre ad un punto tale che nulla poi risulta strano”.
Parola di Stefania.

Fonte: http://www.ilvostro.it/sociale

sabato 14 luglio 2012

Eco Bath System: come risparmiare fino al 50% di acqua in bagno

Parliamo ancora di risparmio idrico... L'invenzione di oggi è di Jang Wooseok, giovane designer coreano, che ha creato un sistema di recupero dell’acqua a mio parere geniale.
Lavandosi le mani si contribuisce alla pulizia del water, così l'Eco Bath concept usa il 50% di acqua riciclata e il 50% di acqua pulita.
Nelle seguenti foto potete vedere un po' come funziona. Facile, no?!






Articolo originale: Eco Bath System

mercoledì 4 luglio 2012

L'uomo è più pericoloso degli squali. Ecco come abbiamo inquinato il mediterraneo.

In ogni parte del mondo, 8 milioni di tonnellate di rifiuti raggiungono il mare ogni giorno.
Buste e bottiglie di plastica, batterie, lattine, tappi, fogli d’alluminio e molto altro. Tutta spazzatura generata dall’attività dell’uomo.
Questa immondizia non riciclabile viene sistematicamente gettata negli scarichi del bagno, nelle strade, nei canali di scarico, sulla spiaggia e in mare, trasformandosi in un terribile distruttore della vita marina.
Ma tu per primo puoi fare qualcosa per fermare tutto questo. I rifiuti incontrollati sono una minaccia per i mari.

Ecco una bellissima infografica, realizzata dall’agenzia pubblicitaria smallbcn.com per l’Agencia Catalana de l’Aigua, che riassume le dimensioni del disastro in corso e ci spinge a cambiare la rotta, a partire dalle nostre piccole abitudini quotidiane.

(cliccate sull'immagine per vederla ingrandita)


Fonte: Marrai a Fura – sostenibilità e partecipazione

venerdì 29 giugno 2012

Scrub per il corpo fai da te


Prima della tintarella, si sa, è bene eliminare le cellule morte per avere un'abbronzatura bella e uniforme. Per questo oggi volevo proporvi uno scrub facile facile che potete fare in casa.
Gli ingredienti sono: 100 g di sale fino e 2 cucchiai di olio di mandorla (o olio d'oliva o qualsiasi altro olio essenziale a vostro piacimento). Mescolate il tutto in un contenitore e... voilà! Zero spesa, ottima resa!
Sotto la doccia inumidite leggermente la pelle e sfregate per bene lo scrub su tutto il corpo... noterete subito la vostra pelle più liscia e morbida. Risparmierete un sacco di tempo sulla crema post-doccia perchè l'olio di mandorle ha ottime proprietà idratanti ed elasticizzanti ed è fantastico anche per combattere le smagliature.

giovedì 21 giugno 2012

Il ciotolo che aiuta a risparmiare acqua



Si chiama Waterpebble e ricorda nelle dimensioni e nella forma un piccolo sasso, si installa facilmente vicino al sifone di scarico della doccia o della vasca ed è dotato di micro led che si colorano gradualmente come un semaforo, passando dal verde al rosso. Il meccanismo di funzionamento dell’apparecchio consente di ridurre mediamente di sei minuti l’utilizzo della doccia risparmiando, oltre all’acqua, anche l’energia necessaria a riscaldarla.

Il dispositivo, progettato dal designer industriale Paul Priestman, è basato sul calcolo della quantità di acqua che cade attraverso il foro della vasca o del vano doccia. Se questa supera ‘la dose’ consigliata, i led del dispositivo si illuminano e lampeggiano fino a quando non interrompiamo il flusso di acqua corrente e usciamo dalla doccia.

Semplice ma geniale!

Qui trovate il sito internet con tutte le informazioni: http://www.waterpebble.com/

giovedì 14 giugno 2012

Probabile collasso della Terra imminente e irreversibile

(Focus) Il tempo adesso è davvero poco: o smettiamo di maltrattare il nostro pianeta o questo si ribellerà, con conseguenze che potrebbero essere catastrofiche. E' la sintesi di uno studio pubblicato su Nature da Anthony Barnosky, un biologo dell' Università della California.

Secondo Barnosky la Terra è vicino al punto di non ritorno e si sta preparando ad affrontare i cambiamenti più drammatici e radicali da 12.000 anni a questa parte, da quando cioè i ghiacci hanno inziato a ritirarsi alla fine dell'ultima glaciazione.
Secondo Barnosky e i suoi colleghi il problema è causato dall'eccesiva pressione alla quale stiamo sottoponendo il pianeta: a un certo punto, impossibile da prevedere, qualcosa si rompe scatenando una serie di reazioni a catena i cui effetti devastanti si amplificano un passaggio dopo l'altro.

L'esempio più eclatante di queste trasformazioni è il quasi totale azzeramento delle superfici ghiacciate: poco meno di 3000 anni fa la Terra era coperta per il 30% da una coltre di nevi perenni. Oggi queste sono quasi del tutto scomparse.
E il maggior numero di estinzioni nella storia del pianeta si è consumato negli ultimi 1600 anni. Tutta colpa dell'uomo? Secondo Barnosky, sì. La razza umana ha causato, ed è tutt'ora la causa, di mutamenti climatici e ambientali rapidissimi: la CO2 nell'atmosera è aumentata del 35% negli ultimi 250 anni, le superfici coltivate o cementificate sono ormai il 43% del totale delle terre emerse e la popolazione ha sfondato il tetto dei 7 miliardi di individui.
Negli ultimi 200 anni insomma, abbiamo sottoposto la Terra a uno stress molto più elevato di quello che ha scatenato gli ultimi grandi cataclismi.

Ma quali potrebbero essere le conseguenze di tutto questo? Difficile dirlo. I ricercatori ipotizzano estizioni di massa, radicali cambiamenti nelle specie che sopravviveranno per adattarsi alle nuove condizioni e massicce migrazioni. Insomma, uno scenario da "alba del giorno dopo".

Fino ad oggi tutti gli appelli all'adozione di uno stile di vita a minor impatto ambientale sono rimasti inascoltati: secondo gli scienziati entro il 2025 circa il 50% delle terre emerse sarà colonizzato in qualche forma dall'uomo e per il 2050 la popolazione avrà raggiunto i 9 miliardi di individui.

"Vorrei che tra 50 o 100 anni il mondo fosse ancora come oggi, se non un po' migliore" spiega lo scienziato ai media. "Siamo a un crocevia, e se non cambiamo qualcosa, adesso, lasceremo un pessimo futuro alle prossime generazioni"

martedì 5 giugno 2012

Giornata Mondiale dell'Ambiente 2012


Oggi si celebra la 40esima edizione del World Environment Day 2012 (WED). L'evento, istituito dall’ONU nel 1972, ha lo scopo di stimolare la sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali e incoraggiare attenzione politica e azioni in grado di sostenere uno sviluppo giusto e sostenibile. Quest'anno poi l'iniziativa precede l'importantissima Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile Rio +20, in programma in Brasile dal 20 al 22 giugno prossimo.
Secondo l'Onu la minaccia planetaria è quella di un ''uso insostenibile delle risorse naturali'' per questo punta ad un diverso modello economico.
''Dobbiamo sfatare - spiega Ban Ki-moon - il mito che ci sia un conflitto fra benessere economico e salute dell'ambiente. Con politiche intelligenti e investimenti giusti, i paesi possono proteggere il loro ambiente, far crescere le loro economie, creare posti di lavoro decenti e accelerare il progresso sociale''.

Ad oggi, sono oltre 8.000 le azioni registrate. La Giornata Mondiale dell'Ambiente 2012 è dedicata al tema "Green Economy: ne fai parte?", analizzato attraverso 10 settori chiave: edifici, pesca, foreste, trasporti, acqua, agricoltura, approviggionamento energetico, turismo, spreco, manifattura e industria.

Su questi temi sono state individuate delle storie di successo, alle quali guardare come a dei modelli: si va dallo sviluppo delle energie rinnovabili in Cina (il settore, solo nel 2009, ha creato 300.000 posti di lavoro) all'agricoltura organica in Uganda (Paese che utilizza la minor quantità di fertilizzanti chimici, meno del 2%), dalla gestione forestale in Nepal allo sviluppo dell'energia solare in Tunisia.

Se volete approfondire un po' la questione, a mio parere questo articolo è davvero interessante:
http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/news/Come-salvare-il-clima-e-dire-addio-al-petrolio/

sabato 26 maggio 2012

Verdure con alga kombu

Oggi volevo parlarvi di una ricetta molto semplice e gustosa, adatta a chi si avvicina per la prima volta all'uso delle alghe (ancora poco conosciute da noi, ma che hanno largo impiego nella cucina orientale).

L'alga kombu solitamente viene usata per insaporire zuppe e minestre oppure per diminuire i tempi di cottura dei legumi e renderli più digeribili; ha molte proprietà benefiche: riattiva il metabolismo, favorisce la circolazione sanguigna, regola le pressione arteriosa ed aiuta il drenaggio e la disintossicazione. La si può trovare, come molti altri alimenti "particolari", nei negozi NaturaSi.

Ma vieniamo alla ricetta...

Ingredienti:
  • 1 pezzo di alga kombu (circa 20 cm)
  • 1 patata
  • 1 carota
  • 2 cipollotti
  • 2 cucchiai di olio evo
  • 1 cucchiaio di salsa di soia
Tempo di preparazione: 1 ora

Preparazione:
  • Mettete l'alga in un po' d'acqua e lasciatela rinvenire per circa 15 minuti.
  • Sbucciate la patata e tagliatela a tocchetti, pelate la carota e tagliatela a rondelle, pulite i cipollotti e tagliateli in quattro e poi a fettine sottili.
  • Mettete tutte le verdure e l'alga tagliata a pezzetti di circa 2 o 3 centimetri in un tegame, coprite con l'acqua nella quale avete messo a mollo l'alga e fate cuocere a fuoco moderato fino a quando non si è consumata quasi tutta l'acqua.
  • Aggiungete la salsa di soia e l'olio, terminate la cottura e servite in tavola.

Io non amo molto i cipollotti, quindi non li ho usati, però vi assicuro che il piatto è davvero molto buono!
La foto l'ho presa dalla pagina dove ho trovato la ricetta, dato che il mio piatto era molto meno pittorico =); cliccando sull'immagine verrete reindirizzati alla pagina della ricetta originale.

BUON APPETITO!

domenica 20 maggio 2012

Storia di una bambina che per regalo di compleanno chiede una donazione per l’ambiente

Reddit è un sito di social bookmark, link segnalati e resi popolari dagli utenti, che in questi giorni in America è salito alla ribalta per un caso curioso che ci ha fatto davvero pensare e che vogliamo condividere con voi, dimostrando che a volte il potere della rete consente di raggiungere grandi obiettivi a livello umano.

Siamo a Londra, ma in Ontario, Canada, non nella capitale britannica: qui una bambina di soli 8 anni, Winter Slade, in occasione del suo compleanno, anzichè stilare una lunga lista di giocattoli ha pensato bene di chiedere ai suoi genitori di raccogliere fondi per salvare degli animali in via d’estinzione. L’ispirazione le è arrivata dopo aver seguito i consigli suggeriti nel corso di una puntata del programma televisivo per bambini Bring Back the Wild.


Il programma è gestito dall’associazione canadese Earth Rangers e incoraggia i piccoli telespettatori a compiere una scelta responsabile in favore di uno dei tanti animali in pericolo segnalati sul loro sito. In questo modo si ha diritto ad una pagina personalizzata di raccolta fondi dove si possono invitare amici e parenti a contribuire economicamente al progetto. Winter si è lasciata intenerire dalla martora e ha proposto subito l’idea alla mamma Michelle, da cui ha ricevuto il pieno consenso e appoggio; ben diversa è stata invece la reazione di alcuni genitori dei compagni di scuola di Winter, che hanno deriso l’idea, forse ritenendo eccessivo che una bambina di quell’età potesse aver già maturato una coscienza ecologica da far invidia all’uomo medio.

Le critiche sono state abbastanza pesanti, tanto da arrivare a giudicare la sua idea come stupida, ferendo i sogni di una bambina che voleva solo fare qualcosa di utile e buono. La signora Slade non si è persa d’animo e di fronte alle lacrime della figlia ha pensato bene di creare un account su Reddit e organizzare una raccolta fondi lasciando il link diretto alla pagina dell’associazione, raccontando pubblicamente la sua storia. La reazione degli internauti è stata calorosa e istantanea, oltre a vari messaggi di sostegno e appoggio, nel giro di pochi giorni sono stati raccolti ben 2.500 dollari. Un traguardo davvero impensabile e che ci rincuora della sopravvivenza nelle persone del buon senso di solidarietà!

L’ingenuità e la purezza di un bambino sono sempre sorprendenti e se ogni adulto riuscisse a conservare con cura questa sua parte infantile forse oggi avremmo meno campagne di sensibilizzazione con cui fare i conti.


Fonte: tuttogreen.it

venerdì 18 maggio 2012

Dati allarmanti dal "Living Planet Report 2012" del WWF: divoriamo un Pianeta e mezzo all'anno

Le cifre: meno 30% di biodiversità in circa 40 anni, fino a -60% nei Tropici. In 1 anno consumiamo nel mondo le risorse di 1 Pianeta e mezzo; in Italia di 2,5 Pianeti ogni anno.

Siamo talmente avidi che in un anno "divoriamo" le risorse naturali di un Pianeta e mezzo (in parole povere utilizziamo risorse oltre la capacità che i sistemi naturali hanno di rigenerarle attraverso i loro cicli vitali). Una voracità che ha provocato, solo fra il 1970 e il 2008, la perdita del 30% di biodiversità a livello globale con punte del 60% nei Tropici, tra le aree geografiche più colpite del mondo. Un trend di sovrasfruttamento confermato anche dai dati sull’impronta ecologica degli ultimi anni: nel 2008, infatti, a fronte di una biocapacità (cioè della capacità che i sistemi naturali hanno di produrre risorse biologiche utilizzabili dagli esseri umani) della Terra di 12 miliardi di ettari globali (Gha), corrispondenti ad una "porzione" pro capite media di 1,8 gha – che nel 1961 era di 3,2 ettari globale, quasi il triplo - si è registrata un’impronta ecologica umana di 18,2 miliardi di gha complessivi per una quota procapite di 2,7 gha. In Italia superiamo addirittura la media mondiale con un consumo annuale di ben 2,5 Pianeti e una quota pro capite di 4,5 gha.

È la fotografia scattata dal WWF con l’edizione 2012 del "Living Planet Report" l’indagine biennale che fa il punto sulla salute della Terra diffusa oggi dall’associazione del Panda in vista del vertice mondiale sullo Sviluppo Sostenibile ‘Rio+20’ (che si terrà a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno), e nel corso della campagna "Un Mare di Oasi per te" per la salvaguardia delle coste italiane in occasione della Festa delle Oasi WWF 2012 (20 maggio). L’Indice del Pianeta Vivente che misura lo stato di salute della biodiversità della Terra in questo rapporto ha analizzato 9.000 popolazioni di specie di Vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci di oltre 2.600 specie ed ha indicato una riduzione globale del 30%, dal 1970 ad oggi. Cinque sono le mosse per salvare il Pianeta indicate dal WWF, nel rapporto "Living Planet", che vanno dalla protezione del capitale naturale all’orientamento dei flussi finanziari fino alla gestione equa delle risorse.

La relazione 2012 del WWF sul Pianeta, prodotta in collaborazione con la Zoological Society di Londra,il Global Footprint Network e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), è stata lanciata oggi dalla Stazione Spaziale Internazionale grazie all’astronauta dell’ESA André Kuipers, che ha fornito una prospettiva unica, e suggestiva, dello stato del pianeta dalla sua missione dell’Agenzia spaziale europea.
"Abbiamo un solo pianeta. Da qui riesco a vedere l'impronta dell’umanità, tra cui gli incendi delle foreste, l'inquinamento atmosferico e l'erosione del suolo e delle coste - le sfide che si riflettono in questa edizione del Living Planet Report", ha detto Kuipers nel lancio del rapporto durante la sua seconda missione nello spazio. "Mentre ci sono pressioni insostenibili sul pianeta, abbiamo la possibilità di salvare la nostra "casa", non solo per il nostro beneficio, ma, soprattutto, per le generazioni a venire".


“Viviamo come se avessimo un pianeta in più a nostra disposizione. Stiamo utilizzando il 50 per cento di più delle risorse che la Terra può produrre e se non cambieremo rotta il numero crescerà rapidamente - entro il 2030 anche due pianeti non saranno sufficienti. Nel 1970 sottraevamo annualmente materie prime dalla Terra per circa 30 miliardi di tonnellate, oggi siamo a quasi 70 miliardi. Come hanno indicato i maggiori scienziati internazionali che si occupano di scienze del sistema Terra, ci troviamo in un nuovo periodo geologico (un battito di ciglio rispetto ai 4.5 miliardi di anni di vita del nostro Pianeta) definito Antropocene perché l’intervento umano produce effetti equivalenti alle grandi forze della natura che hanno modellato il Pianeta stesso quando però non era abitato da più di 7 miliardi di esseri umani”, ha detto Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico del WWF Italia.


I SERVIZI ECOSISTEMICI CHE L’UOMO "RUBA" A SE STESSO.
Stoccaggio del carbonio, legna da ardere, flussi di acqua dolce e stock ittici: sono alcuni dei servizi ecosistemici forniti da molte aree ad alta biodiversità e messi a rischio dalle attività umane. Ecco alcuni numeri che ne descrivono la minaccia:
Negli ecosistemi di acqua dolce la capacità di rigenerarsi è diminuita del 37%, a livello globale, con una riduzione del 70% nelle zone tropicali. Inoltre solo meno di 1/3 i fiumi del mondo, la cui lunghezza supera 1.000 km, che scorrono liberamente e senza dighe sul letto principale. A questo sovra sfruttamento è legato anche il rischio di emergenza idrica: nel mondo, infatti, 2,7 miliardi di persone vivono nei pressi di bacini idrici che almeno 1 mese l’anno subiscono carenze idriche gravi. Per quanto riguarda gli ecosistemi marini, invece, l’attività di pesca mondiale, dal 1950 al 2005, è aumentata di circa 5 volte, passando dai 19 agli 87 milioni di tonnellate e causando così il sovrasfruttamento di molti stock ittici.

Deforestazione e degrado forestale sono responsabili di circa il 20% delle emissioni globali di CO2 provocate dall’uomo, incluse le perdite dai terreni forestali. Una duplice piaga, quindi, quella della deforestazione per biodiversità e clima.
È stato infatti calcolato che per limitare il riscaldamento medio globale sotto ai 2°C di temperatura media mondiale rispetto ai livelli pre-industriali sarà necessaria una riduzione delle emissioni di oltre l’80% rispetto al picco previsto; se le emissioni continueranno ad aumentare, probabilmente entro il 2040 alcune grandi regioni sperimenteranno già un aumento di oltre 2°C della temperatura media annuale.

L’IMPRONTA SULLA SABBIA: IN ITALIA COMPROMESSO IL 50% DELLE COSTE.
In Italia il 50% delle coste è ormai compromesso a causa di fenomeni come cementificazione selvaggia ed erosione costiera.
È il dato allarmante, lanciato dal WWF Italia con il dossier coste “Il profilo fragile dell’Italia” per la campagna “Un Mare di Oasi per te” in concomitanza con il "Living Planet Report 2012", che fotografa uno degli aspetti più drammatici dell’impronta ecologica in Italia: il consumo del suolo. Le aree costiere, anello di congiunzione tra gli ecosistemi terrestri e quelli marini dove si è particolarmente diffusa la presenza umana, si trovano a subire pesanti trasformazioni e profondi impatti dovuti al nostro intervento.
Ecco perché il cambiamento di uso del suolo è stato individuato come una delle nove aree problematiche che alcuni tra i maggiori esperti mondiali di scienze del sistema Terra hanno indicato come “Planetary Boundaries” (i confini planetari che l’intervento umano non dovrebbe oltrepassare, a causa degli effetti disastrosi che potrebbero scaturire per le società umane).


Ufficio Stampa WWF Italia

giovedì 10 maggio 2012

La perdita della biodiversità aumenta il rischio di allergie e asma

(Adnkronos/Adnkronos Salute) Proteggere l'ambiente serve anche a difendere la salute delle persone: la perdita progressiva della biodiversità può, infatti, contribuire alla crescita di asma, allergie e altre malattie infiammatorie croniche tra le persone che vivono nelle città di tutto il mondo. Lo suggerisce uno studio finlandese, pubblicato su 'Pnas'.

Il team di Ilkka Hanski del Dipartimento di Bioscienze dell'Università di Helsinki ha cercato di capire se il ridotto contatto con la natura e la biodiversità influenzasse la composizione dei batteri 'buoni' (che abitano pelle, vie aeree e intestino) e la sensibilità agli allergeni in un campione di 118 adolescenti che vivono nella parte orientale della Finlandia. Gli autori hanno scoperto così che i ragazzi che vivono nelle fattorie o vicino ai boschi hanno più specie diverse di batteri sulla pelle, e una sensibilità agli allergeni inferiore rispetto ai coetanei che vivono in aree in cui la biodiversità ambientale è ridotta, come le città.

Inoltre, i soggetti risultati più sensibili agli allergeni presentano sulla pelle una bassa diversità dei batteri di una classe particolare, i gammaproteobatteri, rispetto agli adolescenti sani. La presenza di uno di questi batteri (l'Acinetobacter), è stata associata con l'espressione del marker antinfiammatorio IL-10 nel sangue dei giovanissimi.Questo ha suggerito agli autori che proprio i gammaproteobatteri sulla pelle possono aumentare la tolleranza immunitaria. I risultati suggeriscono che la crescente diffusione di malattie infiammatorie può essere associata con il cambiamento della biodiversità dell'ambiente in cui si vive, che influisce sulla 'popolazione' di batteri buoni che ospitiamo sopra e dentro il nostro organismo.


Questo studio ci rammenta una volta di più quanto sia davvero importante preservare la biodiversità del nostro pianeta, sia per il nostro bene, sia per il bene delle generazioni future. Non è pensabile continuare a vivere con i paraocchi e sperare che le cose si sistemino da sole. Per aiutare la Terra serve il contributo di tutti!

lunedì 23 aprile 2012

Hoya carnosa

Generalità
L’Hoya carnosa è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Asclepiadaceae ed è originaria dell’Asia meridionale e del continente australiano.
È meglio conosciuta col nome di Fiore di cera o Fiore di porcellana, perché ciò che caratterizza questa pianta sono i suoi fiori stellati e cerosi, molto profumati, riuniti in infiorescenze ad ombrello, di colore bianco rosato con centro rosso. Ha portamento rampicante e cresce molto rapidamente; le foglie sono carnose e appuntite, di forma ovale e colore verde chiaro.
Sia i fiori che le foglie sono ricoperti da una specie di pellicola cerosa, che conferisce alla pianta un aspetto del tutto particolare.


Esposizione
Le Hoya sono piante abbastanza rustiche e non necessitano di particolari accorgimenti, che si prestano bene per la coltivazione in appartamento.
La temperatura di coltivazione dovrebbe essere mantenuta tra i 15 e i 27 °C e comunque d’inverno non deve scendere al di sotto di 10 °C. Preferisce le esposizioni soleggiate e molto luminose, anche se in estate è opportuno ombreggiare i fiori nelle ore più calde per evitare che si rovinino. Non tollera il freddo intenso e per questo in inverno va ricoverata in casa, in qualsiasi posto della casa abbastanza luminoso.


Coltivazione
Le piante di questa specie preferiscono i terreni sabbiosi e ben drenati. Durante il periodo primaverile-estivo si annaffiano abbondantemente ma facendo attenzione a non lasciare ristagni idrici nel sottovaso, in quanto potrebbero far marcire la pianta. Durante la stagione fredda le irrigazioni vanno sensibilmente diminuite e si annaffia solo per impedire che il terriccio si asciughi completamente. Queste piante inoltre amano gli ambienti umidi e quindi occorre nebulizzare regolarmente le foglie e mantenere l’ambiente aerato.


Concimazione
Le Hoya si concimano ogni 2/3 settimante a partire dalla primavera e per tutta l’estate con un concime liquido ricco di potassio mescolato all’acqua delle irrigazioni; durante l’autunno e l’inverno le concimazioni vanno sospese.
La moltiplicazione della Hoya avviene per semina nella stagione autunnale o per talea in primavera.


Malattie e altri problemi
Attenzione alla cocciniglia, che potrebbe infestare la pianta.
Altri indicatori del fatto che la pianta non sta bene sono le foglie giallastre, che indicano un eccesso d’acqua o le foglie imbrunite che sono sintomo di una insolazione diretta.


Consigli generali
Dato che le Hoya hanno un portamento rampicante è bene predisporre dei sostegni come ad esempio una spalliera in legno o un semicerchio di filo metallico messo nel vaso, su cui la pianta possa arrampicarsi.

mercoledì 4 aprile 2012

Pasqua veg

Ogni anno milioni di agnelli vengono macellati per finire sulle nostre tavole il giorno di Pasqua.
Per fortuna i dati Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) affermano che negli ultimi cinque anni l'acquisto di carni ovine e caprine è calato, in favore di cibi vegetariani e vegani.
Se anche voi volete adottare uno stile alimentare cruelty free, lo chef Giuseppe Capano ha ideato un meù pasquale vegan, che potete trovare a questa pagina: http://ricette.cambiamenu.it/notizie/2012/03/pasqua-il-momento-giusto-cambiare-menu

Buona Pasqua a tutti... ma senza stragi di innocenti!

venerdì 30 marzo 2012

Fa' la cosa giusta! 30 marzo - 1 aprile 2012 Fieramilanocity

Aaargh! Mi stavo quasi dimenticando di scrivere un post a questo proposito (ero troppo presa con l'organizzazione della mia visita in fiera)!
Vediamo di riassumere brevemente cos'è: "Fa' la cosa giusta!" è la fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, inizia oggi ed è alla sua nona edizione.

Ci sono oltre 250 appuntamenti, 750 espositori e 10 sezioni tematiche (cito dal sito dell'evento):
TURISMO CONSAPEVOLE - Sezione speciale 2012
Associazioni, enti pubblici, imprese profit o non profit e altre realtà impegnate nell'organizzazione e nella promozione di un turismo rispettoso dell'ambiente, dei diritti dei popoli e dei lavoratori.
ABITARE GREEN
Arredamento eco-compatibile, equo e solidale; design per la sostenibilità e l'accessibilità; studi di progettazione sostenibile, autocostruzione, complementi d'arredo con materiali naturali o di riciclo, detersivi eco compatibili, aziende di raccolta dei rifiuti e di macchine e sistemi per la raccolta e il riciclo, bio-edilizia e bio-architettura, risparmio energetico, agevolazioni fiscali e finanziamenti etici, energia prodotta da fonti rinnovabili. Spazio Orti e giardini.
COMMERCIO EQUO e SOLIDALE
Empori e botteghe del mondo, produttori del Sud del mondo, associazioni di rappresentanza del commercio equo e solidale.
COSMESI NATURALE (novità 2012)
Prodotti per la bellezza, la cura del corpo e l'igiene personale.
CRITICAL FASHION
"Consumare moda critica" significa dedicare attenzione non solo allo stile e alle tendenze, ma anche e soprattutto alle caratteristiche etiche dei capi che si indossano; il vestire acquista sempre più un valore simbolico, diventa il tramite per un messaggio relativo ai nostri valori, alla nostra identità, al nostro stile di vita.
IL PIANETA DEI PICCOLI
Abbigliamento, arredamento, giochi, prodotti per l'igiene personale e per la cura del bambino.
MANGIA COME PARLI
Aziende agricole (produttori e trasformatori) e distributori biologici e biodinamici; realtà che difendono la biodiversità; produttori locali a "Km 0"; associazioni e istituzioni impegnate in progetti di educazione all'alimentazione e in difesa della sovranità alimentare, consorzi di tutela dei prodotti tipici.
MOBILITA' SOSTENIBILE
Associazioni, enti pubblici e imprese profit e non profit impegnate nella diffusione di strumenti di mobilità sostenibile: bicicletta, trasporto pubblico, car sharing, car pooling, apparecchi elettrici e a idrogeno.
PACE E PARTECIPAZIONE
Associazioni locali e nazionali, distretti e reti, campagne, gruppi informali, gruppi d'acquisto, associazioni per la pace e la nonviolenza, Ong, volontariato, banche del tempo, comunità di vita, associazioni di tutela dei consumatori (Salone dei Consumatori), sindacati
SERVIZI PER LA SOSTENIBILITA'
Servizi vantaggiosi e sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale.
SPAZIO NARRATIVA
Siti, periodici, case editrici, case di produzione cinematografica e discografica, gruppi, associazioni, cooperative, imprese impegnate nella produzione e/o distribuzione di progetti e prodotti culturali.

Il tema attorno a cui ruota l'edizione di quest'anno è "Il futuro è di chi lo fa", ed in fiera è anche presente un muro (foto qui sotto) su cui completare con i nostri pensieri la frase "il futuro è di chi..."
Qui trovate il programma completo e ci sono anche la pagina facebook e quella di twitter da seguire per essere costantemente aggiornati sulla fiera.

mercoledì 28 marzo 2012

Energia dalla biomassa

Introduzione
Con il termine "biomassa" ci si riferisce a diversi tipi di risorse - come ad esempio alberi, erba, foreste, prodotti agricoli e rifiuti urbani - che possono essere sfruttati per produrre energia pulita. La biomassa è una fonte di energia rinnovabile perchè l'energia che contiene deriva dal sole. Attraverso la fotosintesi, la clorofilla delle piante cattura l'energia solare convertendo in carboidrati l'anidride carbonica contenuta nell'aria e nell'acqua presente nel terreno.
Quando i carboidrati vengono bruciati, si scompongono nuovamente in anidride carbonica e acqua, rilasciando l'energia solare che contenevano: in questo modo la biomassa funziona come una specie di batteria naturale che accumula energia solare.
Il modo più comune per catturare questa energia è proprio bruciando la biomassa, per produrre calore, vapore ed elettricità, ma negli ultimi anni si è visto che ci sono altri modi più efficienti e puliti per usare la biomassa: ad esempio può essere usata per produrre combustibili liquidi, oppure può essere trasformata in gas combustibili attraverso un processo chiamato "gassificazione".
In generale ci sono due approcci usati per produrre energia: coltivare piante specificatamente per scopi energetici (tra queste ricordiamo il panico verga e il salice) oppure utilizzare i residui di piante adoperate per altri impieghi.
Gli alberi e le graminacee, in particolare quelle native di una certa zona, sono le coltivazioni migliori per produrre energia, ma anche altri tipi di piante, come il mais, vengono attualmente impiegati per scopi energetici anche se violano un po' i principi di agricoltura sostenibile.


Coltivazioni energetiche
Vediamo un po' le caratteristiche delle diverse coltivazioni.
Alberi
Oltre al fatto di crescere velocemente, alcuni tipi di alberi crescono nuovamente dopo essere stati tagliati raso terra con una procedura chiamata "ceduazione". Il rinnovamento delle piante in seguito al taglio avviene con nuovi fusti (chiamati polloni) originati da gemme presenti sulla ceppaia; questo permette il taglio degli alberi circa ogni 3-8 anni, per 20/30 anni prima di essere reimpiantati. Questi alberi sono anche chiamati "piantagioni a breve rotazione", un esempio tipico è il pioppo.
Graminacee
Il panico verga e altre specie native di graminacee crescono in fretta e possono essere tagliate molte volte per più di 10 anni prima di essere reimpiantate.
Altre coltivazioni
Un terzo tipo di coltivazioni include le piante erbacee annuali, solitamente coltivate per scopi alimentari (come il mais o il sorgo). Dato che devono essere ripiantate ogni anno, però, richiedono un maggiore uso di fertilizzanti, pesticidi ed energia.
Piante oleose
Piante come la soia e il girasole producono olio, che può essere usato per fabbricare carburanti. Queste coltivazioni, tuttavia,  potrebbero non essere sostenibili nel lungo periodo.


Residui provenienti da biomassa
La biomassa può essere anche ricavata da residui di piante utilizzate precedentemente per altri scopi: la silvicoltura, l'agricoltura e le industrie manifatturiere generano rifiuti vegetali e animali in grandi quantità. Anche i rifiuti urbani, come l'immondizia o i liquami, sono delle fonti di energia da biomassa.
Silvicoltura
I rifiuti provenienti dalla silvicoltura sono attualmente la risorsa più utilizzata per produrre calore e energia; le più grandi risorse di rifiuti legnosi sono i rami lasciati a terra dopo le operazioni di raccolta del legname.
Agricoltura
Come nel caso della silvicoltura, anche in agricoltura si producono molti scarti. Alcuni devono essere lasciati sul posto per reintegrare i nutrienti del terreno, ma altri possono essere utilizzati per produrre carburante. Le fattorie poi producono molti rifiuti umidi sotto forma di letame.
Città
Le persone generano biomassa di scarto in diversi modi, come i "rifiuti legnosi urbani" (imballaggi, mobili, ecc...), residui biodegradabili (carta, cibo, rifiuti da giardino, ecc...) e gas emessi dalle discariche quando l'immondizia si decompone.


La conversione della biomassa in energia
Il più antico metodo per convertire la biomassa in energia, usato per centinaia di anni, consisteva semplicemente nel bruciarla per produrre calore. Questo poteva essere usato direttamente per il riscaldamento, per cucinare e per i processi industriali, oppure indirettamente per produrre elettricità. Il problema di bruciare la biomassa è che la maggior parte dell'energia viene persa e può produrre fumi inquinanti se il processo non è monitorato. Un approccio che può aumentare l'uso dell'energia proveniente da biomassa nel breve periodo è bruciarla nelle centrali elettriche, mescolandola col carbone, in un processo chiamato "coalimentazione". La biomassa può sostituire più del 20% del carbone usato in una caldaia. I benefici associati alla coalimentazione con biomassa includono bassi costi operativi, riduzione di emissioni nocive e una maggior sicurezza energetica.
Esistono numerosi processi in cui la biomassa è convertita in energia senza essere bruciata: queste tecnologie convertono la biomassa grezza in combustibili gassosi, liquidi o solidi che possono essere usati direttamente in una centrale elettrica per generare energia.
I carboidrati presenti nella biomassa, che sono composti da ossigeno, carbonio e idrogeno, possono essere scissi in diversi prodotti chimici, alcuni dei quali sono dei carburanti funzionali.
Questa conversione può essere fatta in tre modi:
- Termochimico. Quando i materiali vegetali sono riscaldati ma non bruciati, la scissione produce elementi gassosi, liquidi e solidi.
- Biochimico. I batteri, i lieviti e gli enzimi scindono i carboidrati. La fermentazione converte la biomassa liquida in alcool, che è un combustibile.
- Chimico. Gli olii provenienti dalla biomassa (come la soia e l'olio di canola) possono essere convertiti chimicamente in un combustibile liquido simile al diesel e in additivi per la benzina.


Benefici per l'ambiente
L'energia proveniente da biomassa porta numerosi benefici per l'ambiente , come la riduzione dell'inquinamento dell'aria e dell'acqua, l'aumento della qualità del suolo e il miglioramento dell'habitat della fauna selvatica.


Conclusioni
Oltre a molti benefici ambientali, la biomassa offre tanti benefici economici e di sicurezza energetica. Coltivando in loco i carburanti che ci servono, si riduce l'importazione del petrolio e si riducono le problematiche dovute ad un futuro esaurimento di questa fonte energetica.

venerdì 16 marzo 2012

Grow the Planet - it's time to grow up and make a better world

Grow the Planet è una community dedicata alla coltivazione dell'orto e alla sostenibilità ambientale, che insegna come creare un orto e imparare a coltivare nel modo migliore in base alle proprie esigenze, grazie anche agli strumenti tecnologici che permettono di seguire le coltivazioni step by step.
Oltre a questo, il sito dà la possibilità di scambiarsi semi, terreno e ortaggi, risparmiando e mangiando prodotti a km zero!

Questo è un video-demo che spiega un po' le caratteristiche di questa community http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=CavyMZmlgt0

Buona coltivazione!

giovedì 1 marzo 2012

Earth Hour... manca un mese!

Oggi volevo parlarvi di un evento organizzato dal WWF che ormai è diventato globale: il 31 marzo le luci dei principali monumenti e dei luoghi simbolo del mondo si spegneranno per un'ora (dalle 20.30 alle 21.30) per ricordare che servono azioni concrete al fine di poter costruire un futuro sostenibile per fermare i cambiamenti climatici che stanno avvenendo sul nostro Pianeta.
All'evento possono (e devono!) partecipare tutti, non solo spegnendo tutte le luci per un'ora, ma partecipando anche attivamente agli eventi organizzati nelle piazze di diverse città italiane, scaricando loghi, banner, distribuendo locandine, ecc...
Tutto quello che può essere utile affinchè l'Earth Hour sia un grandissimo successo lo trovate a questa pagina: http://www.wwf.it/oradellaterra/index.aspx alla sezione "cosa puoi fare".

Se poi volete divertirvi un po' durante le giornate noiose, sul sito inglese dell'evento - http://earthhour.org/ - alla sezione "fun stuff" trovate un sacco di bellissimi giochi: si va dalla creazione di lanterne luminose virtuali ad un interruttore virtuale per imparare a spegnere la luce, al gioco in cui si devono spegnere tutte le lampadine della città.
Il WWF ha anche pensato ad un modo per coinvolgere i più piccoli: bisogna aiutare Pocoyo a fare correttamente la raccolta differenziata (e ogni 10000 giocate Pocoyo si impegna a piantare 10000 alberi!)... Non solo... C'è anche un Activity Book con giochi e attività per riciclare gli oggetti che abbiamo in casa e creare un sacco di cose carine!

Fatevi coinvolgere... Earth Hour 2012 !

giovedì 23 febbraio 2012

Com'è fatto il tofu?

In questo periodo purtroppo sono sempre un po' di fretta, quindi scrivo micro-post... Prometto che a breve riprenderò a postare qualcosa di più corposo!

Comunque... oggi volevo proporvi un video, a mio parere molto interessante, che spiega come è fatto il tofu, alimento base dell'alimentazione vegetariana e vegana.
Buona visione!

Video - Com'è fatto il tofu

venerdì 17 febbraio 2012

Festa del Gatto

Oggi è la festa del gatto... AUGURI A TUTTI  I MICI!
La giornata non è stata scelta a caso: febbraio è il mese dell'Acquario, segno degli spiriti liberi come i gatti. Il giorno 17 è stato scelto per motivi legati alla superstizione e perchè il 17 in numeri romani si scrive XVII e anagrammato diventa VIXI, che in latino significa "ho vissuto"... in riferimento alle 7 vite dei nostri amici felini.

giovedì 16 febbraio 2012

M'illumino di meno - 17 febbraio 2012

Domani è la giornata del risparmio energetico... spegnete la luce e accendete il risparmio!

La pagina di riferimento dell'iniziativa è: http://caterpillar.blog.rai.it/

mercoledì 8 febbraio 2012

Torta vegana cioccolatosa



Dosi per 4 persone:
  • 200 g di farina
  • 250 g di zucchero
  • 250 g di latte di soia
  • 1 bustina di lievito
  • 150 g di cioccolato fondente
  • 50 g di cacao amaro
Preparazione:
  • Versate in una ciotola la farina, lo zucchero, il cacao, il lievito e mescolate il tutto
  • Incorporate il latte mescolando in continuazione fino ad avere un composto omogeneo
  • Foderate una teglia quadrata con della carta forno (oppure "imburratela" con la margarina e poi infarinatela),  versateci il composto e cuocete a 180 gradi per circa 20 minuti
  • Sciogliete a bagno maria 100 g di cioccolato fondente spezzettato e spalmatelo sulla torta con una spatolina
  • Quando la torta si sarà raffreddata e il cioccolato solidificato, guarnite la torta col cioccolato rimanente grattuggiato a scagliette.
Vi assicuro che è buonissima e perfino i "carnivori" più agguerriti la apprezzeranno!

Torta soffice alle ciliegie



Dosi per 4 persone:
  • 60 g di farina lievitante
  • 50 g di fecola o amido
  • (se non avete la farina lievitante, potete usare in alternativa 110 g di farina con amido e mezza bustina di lievito)
  • 100 g di zucchero
  • 200 g circa di ciliegie
  • 2 uova
  • 100 g di burro fuso
  • un pizzico di sale
  • zucchero a velo
Preparazione:
  • Separate i tuorli dagli albumi e lavorate i tuori con lo zucchero fino ad ottenere una crema omogenea
  • Aggiungete al composto ottenuto la farina e la fecola setacciate, poi il burro fuso
  • Ora aggiungete gli albumi montati a neve con un pizzico di sale
  • Versate l'impasto in uno stampo di circa 24 cm di diametro e adagiate sulla superficie le ciliegie precedentemente lavate, snocciolate e tagliate a metà
  • Cuocete in forno a 150° per circa 30-40 minuti
  • Sfornate, lasciate raffreddare e spolverate un po' di zucchero a velo sulla superficie
Buon appetito!