sabato 26 maggio 2012

Verdure con alga kombu

Oggi volevo parlarvi di una ricetta molto semplice e gustosa, adatta a chi si avvicina per la prima volta all'uso delle alghe (ancora poco conosciute da noi, ma che hanno largo impiego nella cucina orientale).

L'alga kombu solitamente viene usata per insaporire zuppe e minestre oppure per diminuire i tempi di cottura dei legumi e renderli più digeribili; ha molte proprietà benefiche: riattiva il metabolismo, favorisce la circolazione sanguigna, regola le pressione arteriosa ed aiuta il drenaggio e la disintossicazione. La si può trovare, come molti altri alimenti "particolari", nei negozi NaturaSi.

Ma vieniamo alla ricetta...

Ingredienti:
  • 1 pezzo di alga kombu (circa 20 cm)
  • 1 patata
  • 1 carota
  • 2 cipollotti
  • 2 cucchiai di olio evo
  • 1 cucchiaio di salsa di soia
Tempo di preparazione: 1 ora

Preparazione:
  • Mettete l'alga in un po' d'acqua e lasciatela rinvenire per circa 15 minuti.
  • Sbucciate la patata e tagliatela a tocchetti, pelate la carota e tagliatela a rondelle, pulite i cipollotti e tagliateli in quattro e poi a fettine sottili.
  • Mettete tutte le verdure e l'alga tagliata a pezzetti di circa 2 o 3 centimetri in un tegame, coprite con l'acqua nella quale avete messo a mollo l'alga e fate cuocere a fuoco moderato fino a quando non si è consumata quasi tutta l'acqua.
  • Aggiungete la salsa di soia e l'olio, terminate la cottura e servite in tavola.

Io non amo molto i cipollotti, quindi non li ho usati, però vi assicuro che il piatto è davvero molto buono!
La foto l'ho presa dalla pagina dove ho trovato la ricetta, dato che il mio piatto era molto meno pittorico =); cliccando sull'immagine verrete reindirizzati alla pagina della ricetta originale.

BUON APPETITO!

domenica 20 maggio 2012

Storia di una bambina che per regalo di compleanno chiede una donazione per l’ambiente

Reddit è un sito di social bookmark, link segnalati e resi popolari dagli utenti, che in questi giorni in America è salito alla ribalta per un caso curioso che ci ha fatto davvero pensare e che vogliamo condividere con voi, dimostrando che a volte il potere della rete consente di raggiungere grandi obiettivi a livello umano.

Siamo a Londra, ma in Ontario, Canada, non nella capitale britannica: qui una bambina di soli 8 anni, Winter Slade, in occasione del suo compleanno, anzichè stilare una lunga lista di giocattoli ha pensato bene di chiedere ai suoi genitori di raccogliere fondi per salvare degli animali in via d’estinzione. L’ispirazione le è arrivata dopo aver seguito i consigli suggeriti nel corso di una puntata del programma televisivo per bambini Bring Back the Wild.


Il programma è gestito dall’associazione canadese Earth Rangers e incoraggia i piccoli telespettatori a compiere una scelta responsabile in favore di uno dei tanti animali in pericolo segnalati sul loro sito. In questo modo si ha diritto ad una pagina personalizzata di raccolta fondi dove si possono invitare amici e parenti a contribuire economicamente al progetto. Winter si è lasciata intenerire dalla martora e ha proposto subito l’idea alla mamma Michelle, da cui ha ricevuto il pieno consenso e appoggio; ben diversa è stata invece la reazione di alcuni genitori dei compagni di scuola di Winter, che hanno deriso l’idea, forse ritenendo eccessivo che una bambina di quell’età potesse aver già maturato una coscienza ecologica da far invidia all’uomo medio.

Le critiche sono state abbastanza pesanti, tanto da arrivare a giudicare la sua idea come stupida, ferendo i sogni di una bambina che voleva solo fare qualcosa di utile e buono. La signora Slade non si è persa d’animo e di fronte alle lacrime della figlia ha pensato bene di creare un account su Reddit e organizzare una raccolta fondi lasciando il link diretto alla pagina dell’associazione, raccontando pubblicamente la sua storia. La reazione degli internauti è stata calorosa e istantanea, oltre a vari messaggi di sostegno e appoggio, nel giro di pochi giorni sono stati raccolti ben 2.500 dollari. Un traguardo davvero impensabile e che ci rincuora della sopravvivenza nelle persone del buon senso di solidarietà!

L’ingenuità e la purezza di un bambino sono sempre sorprendenti e se ogni adulto riuscisse a conservare con cura questa sua parte infantile forse oggi avremmo meno campagne di sensibilizzazione con cui fare i conti.


Fonte: tuttogreen.it

venerdì 18 maggio 2012

Dati allarmanti dal "Living Planet Report 2012" del WWF: divoriamo un Pianeta e mezzo all'anno

Le cifre: meno 30% di biodiversità in circa 40 anni, fino a -60% nei Tropici. In 1 anno consumiamo nel mondo le risorse di 1 Pianeta e mezzo; in Italia di 2,5 Pianeti ogni anno.

Siamo talmente avidi che in un anno "divoriamo" le risorse naturali di un Pianeta e mezzo (in parole povere utilizziamo risorse oltre la capacità che i sistemi naturali hanno di rigenerarle attraverso i loro cicli vitali). Una voracità che ha provocato, solo fra il 1970 e il 2008, la perdita del 30% di biodiversità a livello globale con punte del 60% nei Tropici, tra le aree geografiche più colpite del mondo. Un trend di sovrasfruttamento confermato anche dai dati sull’impronta ecologica degli ultimi anni: nel 2008, infatti, a fronte di una biocapacità (cioè della capacità che i sistemi naturali hanno di produrre risorse biologiche utilizzabili dagli esseri umani) della Terra di 12 miliardi di ettari globali (Gha), corrispondenti ad una "porzione" pro capite media di 1,8 gha – che nel 1961 era di 3,2 ettari globale, quasi il triplo - si è registrata un’impronta ecologica umana di 18,2 miliardi di gha complessivi per una quota procapite di 2,7 gha. In Italia superiamo addirittura la media mondiale con un consumo annuale di ben 2,5 Pianeti e una quota pro capite di 4,5 gha.

È la fotografia scattata dal WWF con l’edizione 2012 del "Living Planet Report" l’indagine biennale che fa il punto sulla salute della Terra diffusa oggi dall’associazione del Panda in vista del vertice mondiale sullo Sviluppo Sostenibile ‘Rio+20’ (che si terrà a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno), e nel corso della campagna "Un Mare di Oasi per te" per la salvaguardia delle coste italiane in occasione della Festa delle Oasi WWF 2012 (20 maggio). L’Indice del Pianeta Vivente che misura lo stato di salute della biodiversità della Terra in questo rapporto ha analizzato 9.000 popolazioni di specie di Vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci di oltre 2.600 specie ed ha indicato una riduzione globale del 30%, dal 1970 ad oggi. Cinque sono le mosse per salvare il Pianeta indicate dal WWF, nel rapporto "Living Planet", che vanno dalla protezione del capitale naturale all’orientamento dei flussi finanziari fino alla gestione equa delle risorse.

La relazione 2012 del WWF sul Pianeta, prodotta in collaborazione con la Zoological Society di Londra,il Global Footprint Network e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), è stata lanciata oggi dalla Stazione Spaziale Internazionale grazie all’astronauta dell’ESA André Kuipers, che ha fornito una prospettiva unica, e suggestiva, dello stato del pianeta dalla sua missione dell’Agenzia spaziale europea.
"Abbiamo un solo pianeta. Da qui riesco a vedere l'impronta dell’umanità, tra cui gli incendi delle foreste, l'inquinamento atmosferico e l'erosione del suolo e delle coste - le sfide che si riflettono in questa edizione del Living Planet Report", ha detto Kuipers nel lancio del rapporto durante la sua seconda missione nello spazio. "Mentre ci sono pressioni insostenibili sul pianeta, abbiamo la possibilità di salvare la nostra "casa", non solo per il nostro beneficio, ma, soprattutto, per le generazioni a venire".


“Viviamo come se avessimo un pianeta in più a nostra disposizione. Stiamo utilizzando il 50 per cento di più delle risorse che la Terra può produrre e se non cambieremo rotta il numero crescerà rapidamente - entro il 2030 anche due pianeti non saranno sufficienti. Nel 1970 sottraevamo annualmente materie prime dalla Terra per circa 30 miliardi di tonnellate, oggi siamo a quasi 70 miliardi. Come hanno indicato i maggiori scienziati internazionali che si occupano di scienze del sistema Terra, ci troviamo in un nuovo periodo geologico (un battito di ciglio rispetto ai 4.5 miliardi di anni di vita del nostro Pianeta) definito Antropocene perché l’intervento umano produce effetti equivalenti alle grandi forze della natura che hanno modellato il Pianeta stesso quando però non era abitato da più di 7 miliardi di esseri umani”, ha detto Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico del WWF Italia.


I SERVIZI ECOSISTEMICI CHE L’UOMO "RUBA" A SE STESSO.
Stoccaggio del carbonio, legna da ardere, flussi di acqua dolce e stock ittici: sono alcuni dei servizi ecosistemici forniti da molte aree ad alta biodiversità e messi a rischio dalle attività umane. Ecco alcuni numeri che ne descrivono la minaccia:
Negli ecosistemi di acqua dolce la capacità di rigenerarsi è diminuita del 37%, a livello globale, con una riduzione del 70% nelle zone tropicali. Inoltre solo meno di 1/3 i fiumi del mondo, la cui lunghezza supera 1.000 km, che scorrono liberamente e senza dighe sul letto principale. A questo sovra sfruttamento è legato anche il rischio di emergenza idrica: nel mondo, infatti, 2,7 miliardi di persone vivono nei pressi di bacini idrici che almeno 1 mese l’anno subiscono carenze idriche gravi. Per quanto riguarda gli ecosistemi marini, invece, l’attività di pesca mondiale, dal 1950 al 2005, è aumentata di circa 5 volte, passando dai 19 agli 87 milioni di tonnellate e causando così il sovrasfruttamento di molti stock ittici.

Deforestazione e degrado forestale sono responsabili di circa il 20% delle emissioni globali di CO2 provocate dall’uomo, incluse le perdite dai terreni forestali. Una duplice piaga, quindi, quella della deforestazione per biodiversità e clima.
È stato infatti calcolato che per limitare il riscaldamento medio globale sotto ai 2°C di temperatura media mondiale rispetto ai livelli pre-industriali sarà necessaria una riduzione delle emissioni di oltre l’80% rispetto al picco previsto; se le emissioni continueranno ad aumentare, probabilmente entro il 2040 alcune grandi regioni sperimenteranno già un aumento di oltre 2°C della temperatura media annuale.

L’IMPRONTA SULLA SABBIA: IN ITALIA COMPROMESSO IL 50% DELLE COSTE.
In Italia il 50% delle coste è ormai compromesso a causa di fenomeni come cementificazione selvaggia ed erosione costiera.
È il dato allarmante, lanciato dal WWF Italia con il dossier coste “Il profilo fragile dell’Italia” per la campagna “Un Mare di Oasi per te” in concomitanza con il "Living Planet Report 2012", che fotografa uno degli aspetti più drammatici dell’impronta ecologica in Italia: il consumo del suolo. Le aree costiere, anello di congiunzione tra gli ecosistemi terrestri e quelli marini dove si è particolarmente diffusa la presenza umana, si trovano a subire pesanti trasformazioni e profondi impatti dovuti al nostro intervento.
Ecco perché il cambiamento di uso del suolo è stato individuato come una delle nove aree problematiche che alcuni tra i maggiori esperti mondiali di scienze del sistema Terra hanno indicato come “Planetary Boundaries” (i confini planetari che l’intervento umano non dovrebbe oltrepassare, a causa degli effetti disastrosi che potrebbero scaturire per le società umane).


Ufficio Stampa WWF Italia

giovedì 10 maggio 2012

La perdita della biodiversità aumenta il rischio di allergie e asma

(Adnkronos/Adnkronos Salute) Proteggere l'ambiente serve anche a difendere la salute delle persone: la perdita progressiva della biodiversità può, infatti, contribuire alla crescita di asma, allergie e altre malattie infiammatorie croniche tra le persone che vivono nelle città di tutto il mondo. Lo suggerisce uno studio finlandese, pubblicato su 'Pnas'.

Il team di Ilkka Hanski del Dipartimento di Bioscienze dell'Università di Helsinki ha cercato di capire se il ridotto contatto con la natura e la biodiversità influenzasse la composizione dei batteri 'buoni' (che abitano pelle, vie aeree e intestino) e la sensibilità agli allergeni in un campione di 118 adolescenti che vivono nella parte orientale della Finlandia. Gli autori hanno scoperto così che i ragazzi che vivono nelle fattorie o vicino ai boschi hanno più specie diverse di batteri sulla pelle, e una sensibilità agli allergeni inferiore rispetto ai coetanei che vivono in aree in cui la biodiversità ambientale è ridotta, come le città.

Inoltre, i soggetti risultati più sensibili agli allergeni presentano sulla pelle una bassa diversità dei batteri di una classe particolare, i gammaproteobatteri, rispetto agli adolescenti sani. La presenza di uno di questi batteri (l'Acinetobacter), è stata associata con l'espressione del marker antinfiammatorio IL-10 nel sangue dei giovanissimi.Questo ha suggerito agli autori che proprio i gammaproteobatteri sulla pelle possono aumentare la tolleranza immunitaria. I risultati suggeriscono che la crescente diffusione di malattie infiammatorie può essere associata con il cambiamento della biodiversità dell'ambiente in cui si vive, che influisce sulla 'popolazione' di batteri buoni che ospitiamo sopra e dentro il nostro organismo.


Questo studio ci rammenta una volta di più quanto sia davvero importante preservare la biodiversità del nostro pianeta, sia per il nostro bene, sia per il bene delle generazioni future. Non è pensabile continuare a vivere con i paraocchi e sperare che le cose si sistemino da sole. Per aiutare la Terra serve il contributo di tutti!