mercoledì 6 novembre 2013

Ecosia, navigare su internet mentre si fa del bene all'ambiente!

Oggi voglio parlarvi di Ecosia, un motore di ricerca rivoluzionario che dona l’80% dei suoi proventi ad un programma di riforestazione in Brasile.
Ogni ricerca che fate con Ecosia contribuisce a piantare un albero e a ridurre l'impatto ambientale delle emissioni di CO2!
Io lo trovo GENIALE... tanto più che è possibile utilizzarlo su PC, tablet e smartphone.

Se volete saperne di più andate al sito web: http://www.ecosia.org/what dove troverete ulteriori informazioni.
Io l'ho già impostato come motore di ricerca preferito e voi cosa aspettate?!

http://www.ecosia.org/index

domenica 20 gennaio 2013

9 miliardi di posti a tavola


È il titolo del volume realizzato da Lester R. Brown e dal suo gruppo di ricerca "Earth Policy Institute". Questo libro nasce con l’obiettivo di denunciare e far conoscere al mondo il fenomeno del land grabbing, ovvero la tendenza di molte nazioni ad accaparrarsi terre coltivabili e risorse idriche in altri paesi per dare impulso alle proprie economie.

Un fenomeno che sta comportando la diffusione di un modello di agricoltura globale decisamente distruttivo, in cui il consumo del suolo e delle risorse ad esso annesse è giustificato dal bisogno di nutrire una popolazione mondiale in costante aumento.

Proprio il cibo, al pari del petrolio, sta diventando un bene strategico in chiave geopolitica e un fattore di forte instabilità poiché fomenta l’interesse di molti paesi a conquistare quante più terre coltivabili possibili per controllare il consumo alimentare dell’intero pianeta.

Le ricadute di questo comportamento in chiave ambientale sono un vertiginoso aumento del fenomeno dell’erosione, l’impoverimento dei terreni dedicati alle coltivazioni intensive (soprattutto di cereali e legumi) e lo svuotamento delle falde acquifere; per non parlare delle conseguenze in termini economici sui prezzi dei generi alimentari di prima necessità il cui aumento è già sotto gli occhi di tutti.

Lo scopo di questo libro consiste nell’aiutare gli esseri umani a prendere coscienza che il tempo a nostra disposizione per invertire la tendenza sta per scadere. Cibo = petrolio, appunto, e terra= oro: una realtà che l’autore del libro vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale per salvare la civiltà moderna e indicare ai politici del terra la strada più agevole per uscire da questa pericolosa equazione.

Fonte: tuttogreen.it

martedì 8 gennaio 2013

Creare uno scoiattolo peluche da un vecchio guanto

A chi non è mai capitato di ritrovarsi con un guanto spaiato?! I guanti sono peggio dei calzini... e tra cambi di stagione, perdite dovute alla sbadataggine o semplicemente eccessiva usura, può capitare di ritrovarsi con un solo guanto, che rischia di essere buttato o dimenticato sul fondo di qualche cassetto...

La soluzione in questo caso è: riciclo creativo! Un artigiano che vive a Tokyo, Miyako Kanamori, ha scritto un libro che si intitola "Happy Gloves: Charming Softy Friends Made from Colorful Gloves". Grazie alle sue istruzioni, i guanti soli soletti finalmente potranno essere utilizzati per fare dei bellissimi peluche!


Ecco qui le istruzioni (sono in inglese, ma con i disegni sono comprensibilissime):





   

          

          

          

             

mercoledì 28 novembre 2012

Pamukkale, il "castello di cotone"


Per vedere Pamukkale, un capolavoro che solo la natura poteva disegnare in maniera così perfetta, dovete recarvi in Turchia e più precisamente nella provincia di Denizli (Anatolia sud-occidentale).

Dichiarato ufficialmente Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1988, Pammukale rappresenta uno degli scenari più straordinari al mondo, dove la natura è riuscita a scolpire nel calcare delle suggestive terrazze marmoree che sembrano essere ricoperte da un sottile e soffice strato di zucchero, neve o - proprio come richiama il nome - candido cotone.

Le sedimentazioni calcaree che nei secoli hanno dato vita a questa incredibile scultura naturale, provengono dai corsi d’acqua (alcuni dei quali caldi) che sgorgano dalle montagne circostanti.
In questo lembo di terra caratterizzato da un clima tipicamente continentale è possibile passeggiare e fare il bagno a 36°C anche in pieno inverno, muniti magari di un paio di calzini di cotone per evitare di scottarsi i piedi a contatto con le calde rocce bianche.

L'antico centro abitato di Hierapolis, costruito sulla sommità del "castello di cotone" si trova a circa 20 km dal sito naturale ed è meta ogni anno di fitti pellegrinaggi di turisti provenienti da tutto il mondo, attirati dalla singolare bellezza di questo angolo di paradiso sperduto tra le vette dei monti turchi.
La vasta area di Pammukale è ricca di fonti termali la cui acqua è satura di ioni, calcio e anidride carbonica. E sono proprio i fiotti dell’acqua sorgiva a creare le particolari "cascate di ghiaccio" che tanto affascinano i visitatori del sito.

Nel tardo ventesimo secolo il delicato ecosistema di Pamukkale stava per essere danneggiato, dato che alcuni hotel furono costruiti sopra al sito, distruggendo parte delle rovine di Hierapolis.
L'acqua calda fu incanalata allo scopo di riempire le piscine artificiali degli alberghi e gli scarichi di queste ultime per anni riversarono le acque reflue direttamente sul sito contribuendo in maniera determinante all'inscurimento delle vasche calcaree.
Fu anche costruita una strada asfaltata in mezzo al sito per permettere ai visitatori di raggiungere la parte alta della formazione in bici, moto o a piedi. Inoltre fu concesso a questi ultimi di lavarsi all'interno delle vasche calcaree utilizzando detergenti di natura industriale aggravando ulteriormente il problema.

A seguito di questi danni, l'UNESCO è intervenuta, predisponendo un piano di recupero nel tentativo di invertire il processo di inscurimento: gli hotel furono demoliti e la strada coperta da piscine artificiali, che sono tuttora accessibili - a differenza del resto - dai turisti a piedi nudi. Una piccola trincea è stata scavata lungo il bordo, al fine di recuperare l'acqua ed evitarne la dispersione. Le acque termali vengono ora incanalate ed erogate in maniera controllata, così da evitare lo sgretolamento dei sedimenti di carbonato di calcio, che donano alle rocce l’inconfondibile candore.
Grazie a questi interventi il luogo sta lentamente riprendendo il suo naturale colore bianco.

giovedì 22 novembre 2012

La teoria di Gandhi applicata all’eco-sostenibilità


La vita e il pensiero di Gandhi sono stati d’ispirazione per molte generazioni di attivisti sociali e ambientalisti. Di grande ispirazione è stato anche lo Swadeshi, il suo programma economico.

Un testo che, a distanza di ormai un secolo, è più che mai attuale; tratta temi significativi, ancora oggi oggetto di discussione: la decrescita felice, la protezione della natura e la scelta vegetariana (Rifkin).

Attraverso le sue citazioni possiamo avere un'idea di quello che pensava Gandhi.

«Al mondo c’è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti ma non l’avidità di tutti».
L’espansione economica su scala globale mira al profitto individuale e corporativo. Al contrario, l’economia su scala locale promossa da Gandhi è interessata al benessere comunitario, incoraggia l’eco-sostenibilità, il rispetto per risorse naturali ed esseri viventi.

«La differenza tra ciò che facciamo e ciò che siamo capaci di fare sarebbe sufficiente a risolvere la maggior parte dei problemi del mondo».
Ciò vale sia per gli individui sia per le nazioni, le quali oggi hanno il know-how necessario per investire in modelli sostenibili. Invece scelgono di rincorrere un’economia ormai logora, bloccata a dei modelli superati.

Qualcuno chiese a Gandhi: «Che cosa pensa della civiltà occidentale?». Lui rispose: «Se ci fosse, non sarebbe una cattiva idea».
Gandhi non poteva concepire come civile una società in cui i lavoratori lavoravano senza diritti, gli animali erano sottoposti a vivisezione o trattati con crudeltà negli allevamenti e in cui l’attività economica portava inevitabilmente alla devastazione ecologica.

Se potesse vedere il mondo ora, cosa direbbe?!

martedì 6 novembre 2012

Caffè nell'oceano



Secondo uno nuovo studio del National Geographic, le acque dell’Oceano Pacifico, in corrispondenza della zona costiera su cui si affaccia lo stato dell’Oregon, sarebbero interessate da un’anomala forma di inquinamento: la caffeina.

Gli esperti sostengono che i valori sono piuttosto ridotti ma non così bassi da escludere possibili danni all’ambiente o alle specie marine.
Secondo i dati relativi alla concentrazione di caffeina di quelle acque, nelle aree in cui era stato ipotizzato un maggiore inquinamento, le quantità di caffeina rilevate sono risultate pari a 44,7 nanogrammi per litro, mentre in aree costiere considerate a minor rischio, sarebbero state rilevate concentrazioni di caffeina pari a circa 8,5 ng/litro.

Si pensa che le discrepanze tra le varie concentrazioni individuate, possano derivare dai differenti sistemi di depurazione delle acque di scarico.

Nel caso di sistemi più efficienti, le concentrazioni di caffeina sarebbero dunque inferiori. Quella che finora si era pensato fosse solo una leggenda metropolitana statunitense secondo cui gli abitanti dell’Oregon siano tra i maggiori consumatori di caffé al mondo, potrebbe dunque spiegare finalmente quello che gli studiosi avevano da tempo ipotizzato, cioè la possibilità della presenza di sostanze come la caffeina nelle acque oceaniche, ottenendo risultati a volte superiori alle loro aspettative.

Attualmente non c’è nessun rischio per l’uomo, perfino presso la foce di alcuni fiumi dell’Oregon che si gettano nel Pacifico, nonstante qui il livello sia di ben 152.2 ng/l, e non sembra che ci sia corrispondenza tra densità della popolazione e origine dell’inquinamento.

L’impatto di questa inconsueta forma d’inquinamento sull’eco-sistema oceanico dovrà dunque essere approfondito, per comprendere se, ad esempio, possa causare problemi di riproduzione o malformazioni nelle specie acquatiche.

Lo studio riguardante la concentrazione di caffeina nella acque oceaniche statunitensi è stato pubblicato sulle pagine del Marine Pollution Bulletin con il titolo di "Occurrence and concentration of caffeine in Oregon coastal waters".

Fonte: tuttogreen.it

mercoledì 24 ottobre 2012

Idee green per Halloween



Halloween è alle porte e benché non tutti dedichino a questa ricorrenza anglosassone festeggiamenti particolari, la parola d’ordine è riciclare in maniera fantasiosa.
Dando un’occhiata nelle nostre cantine, nei cassetti o negli sgabuzzini, è molto probabile che scoverete moltissimo materiale (scatole, cartone, bottiglie di plastica e altri oggetti in disuso) utile per realizzare le nostre idee.

Se avete del cartoncino (meglio se nero) potreste utilizzarlo per decorare la porta di casa, disegnando dei pipistrelli di varie misure e ritagliando le sagome in modo da creare un piccolo stormo da esporre proprio sull’uscio. Colorate con il pennarello nero i vostri pipistrelli, attaccate degli occhietti in rilievo con la pupilla che si muove se volete dare l’effetto "paura" e metteteli sulla porta: ecco a voi un addobbo semplice da realizzare, divertente e di grande effetto! Potete anche appenderli a dei fili per farne un mobile, utilizzando un ramo dipinto di nero, ad esempio.

I tappi delle bottiglie, invece, sono perfetti per realizzare delle piccole zucche di Halloween da usare come decorazioni della tavola. Vi servirà della ciniglia verde (o del cotone o del velluto verde) da incollare sul retro di ogni tappo in modo che assomigli al ciuffo dell’ortaggio. Completate il vostro piccolo capolavoro dipingendo di arancione il tappo e disegnate con un pennarello nero occhi e bocca.

Volete sorprendere grandi e piccini con dei mostri ‘paurosi’? Se avete contenitori in plastica per detersivi o bottiglie vuote potreste trasformarli in fantasmini luminosi ponendo una piccola candela al loro interno. Tagliate la parte superiore dei contenitori e rivestiteli con uno strato di carta crespa bianca. Se volete, colorateli di arancio o giallo con degli acquarelli. Il tempo che la carta asciughi e potete finire l’opera disegnando occhi e bocca del vostro mostriciattolo.

Oppure potete usare dei palloncini arancioni e disegnare delle bocche nere ed occhi da mostro. Appesi sulla tavola potranno decorare gli snack della vostra festa di Halloween. Oppure potete inserire in palloncini bianchi dei lumini a lunga durata: garantito l’effettaccio a luci spente…

E se per la notte delle streghe e dei fantasmi avete intenzione di stupire tutti con un costume in perfetto stile "notte delle streghe", niente di meglio che confezionarlo con le vostre mani utilizzando ancora una volta la tecnica del riciclo creativo. Vecchie lenzuola, abiti infeltriti, tende in disuso, scarpe e ciabatte rotte possono diventare perfetti costumi e travestimenti da fantasma, vampiro o zombie con un tocco di colore e tanta fantasia.

Utilizzare colori ad acqua naturali per colorare i vostri abiti o coloranti vegetali e creme protettive per realizzare il make up tenendo bene a mente che il perfetto pallore da vampiro è facilmente ottenibile infarinando per bene il viso!

E per un Halloween davvero ecologico non poteva mancare un ultimo suggerimento sul simbolo assoluto di questa festività: la zucca. Se avete intenzione di decorarne una, dopo averla scavata non gettate via la polpa estratta per far posto alla candela, ma utilizzatela in qualche ricetta gustosa (zuppa di zucca, arrostita con il miele, fritta con il rosmarino…).

E dopo i festeggiamenti la vostra zucca potrà essere trasformata in fioriera o simpatico porta oggetti per la camera dei vostri bimbi. Buon divertimento!

Qui potete trovare tutte le idee e qui altri suggerimenti per un Halloween eco-sostenibile


Fonte: tuttogreen.it